Canned Heat “Living the blues” (1968)

Canned Heat “Living the blues” (1968)

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Canned Heat
“Living the blues”, 1968 (Liberty)
Blues/Rock

di Antonio Del Mastro

Un venditore di dischi con la passione del Blues ed un intellettuale polistrumentista dotato di un favoloso falsetto. Il primo, Bob Hite soprannominato “l’Orso” per la mole fisica e ed il secondo, Alan Wilson detto “il Gufo Cieco” per la sua grave miopia, si incontrano nel lontano 1965 ed assieme ad una prima effimera formazione suonano nei locali californiani dell’epoca. Successivamente si uniscono il bassista e futuro session player Larry Taylor, il solido chitarrista Henry Vestine ed il batterista messicano Adolfo “Fito” De La Para, dando vita a questo supergruppo di Rock Blues con passione viscerale per il Boogie (famosa la collaborazione con il loro idolo John Lee Hooker da cui ne usci l’ottimo album Hooker’N’Heat) e un sound psichedelico quasi d’obbligo per quel periodo. Con questa formazione incisero dal ‘67 al ‘70 ben sette album divenendo una della band più rappresentative del Rock fino alla morte per suicidio del giovane Alan Wilson, anch’egli entrato a far parte del fatidico e maledetto “Club27” di cui fecero parte purtoppo Hendrix, Joplin, Morrison ecc… Ed è in questo periodo che incidono il doppio vinile Living The Blues, opera complessa e ambiziosa per certi versi ma che fa capire di che pasta è fatta il gruppo.
Registrato tra Agosto ed Ottobre ma pubblicato a Novembre del 1968, è formato dal primo disco contenente brani più Pop-Rock con matrice Blues e dal secondo con due parti di un unica lunga jam session live. Il falsetto di Wilson si fa sentire nel brano Hookeriano My Mistake ma soprattutto in Going Up The Country, brano che diventerà presto uno dei loro cavalli di battaglia ( assieme a On The Road Again e Let’s Work Togheter ) e simbolo di quel movimento hippie che si ritrovò per giorni a Woodstock nel 1969. Nel buon R&B di Walking By Myself e nel quasi funky di Boogie Music (dove suona il carnevalesco Dr. John ) troviamo un Bob Hite in forma più che smagliante, mentre la matrice prettamente blues prende il sopravvento nei brani Pony Blues e Sandy’s Blues.
One Kind Favor mostra un sound piu hard boogie con Wilson e Vestine che si scambiano quattro chiacchiere strumentalmente parlando. Chiude il disco la lunghissima e sperimentale Parthenogenesis (dove sono presenti niente meno che John Mayall e John Fahey), divisa in 9 parti tra fusioni di Blues, Honky-Tonk e Raga indiano, dove sitar e chitarra distorta fanno di questo brano un “maturo azzardo psichedelico” che anticipa le due facciate dell’altro disco contenente Refried Boogie Part1 e Part2 . Una Jam improvvisata quest’ultima che lascia libero sfogo a tutti i componenti del gruppo, dove finalmente emerge la bravura del chitarrista Henry Vestine fino ad allora quasi oscurata dallo stesso Wilson.
Per me tutto il disco, a cui sono particolarmente affezionato per essere stato il mio primo vinile a girare sotto una puntina, rappresenta il meglio di questo gruppo, sia come sonorità che come maturazione artistica. Tolto il lavoro con John Lee Hooker e l’album Boogie With Canned Heat antecedente a questo, non sapranno più ripetersi anche a causa delle premature morti dei due leader.
Non per tutte le orecchie (musicalmente parlando) e forse commercialmente meno fortunati, i Canned Heat e l’album Living The Blues devono far parte della propria collezione musicale perché gruppi come loro se ne ascoltano pochissimi. Oserei dire materiale raro e prezioso…
Buon ascolto

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Sono nato in Puglia ma vivo in Piemonte da oltre vent’anni. Ho iniziato a 13 anni ad ascoltare Beatles e Rolling Stones, fino ad apprezzare in pochissimo tempo artisti come Little Feat, Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Creedence CR, Ten Years After, Pink Floyd,Canned Heat. Mi divertivo facendo il disk jockey con dance, tecno music e progressive sound. Ho sempre amato il genere blues e le sue infinite sfumature, da quelle “soft” a quelle più “hard”. Il mio album preferito? The dark side of the moon. La mia cura per il mal di testa? Led Zeppelin. La mia pietra miliare? Free Bird dei Lynyrd. Il gruppo più sottovalutato? Ten Years After di sicuro… Il gruppo più sopravvalutato? I Queen senza alcun dubbio. Gli album rock più inutili? Molti, Frank Zappa, poteva risparmiarseli… Il chitarrista più raccomandato? Slash. Il chitarrista più sfortunato? Stevie Ray Vaughan. Bene con questa sintesi credo di essermi presentato a dovere!