Rory Gallagher “Photo-finish” (1978)

Rory Gallagher “Photo-finish” (1978)

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Rory Gallagher
“Photo-finish”, 1978 (Chrysalis)
Hard-rock, Blues

di Antonio Del Mastro

Non è semplice scegliere un disco del mitico irlandese Rory Gallagher, credetemi sulla parola. Una istituzione nella sua terra d’origine a Ballyshannon, dove hanno eretto un monumento in sua memoria. Per molti è secondo soltanto ad Hendrix (se non addirittura alla pari) ma il sottoscritto lo considera un eccelente chitarrista dotato di una tecnica straordinaria che da il meglio di sé durante i live. Basti considerare album quali Stage Struck ed il capolavoro Irish Tour, che seppur incisi male con evidenti pastosità strumentali, rappresentano quella energia che Rory riesce a trasmettere al suo   pubblico. Non amando i live per vari motivi, primi fra tutti la quasi indistinguibilità percettiva degli strumenti e la troppa stravolgenza dei brani, ho scelto questo album perché forse è tra i più omogenei di Gallagher ed ha sonorità piu hard che solitamente preferisco ascoltare in lavori con matrice blues.
Photo-Finish, auto prodotto dallo stesso chitarrista ,viene pubblicato nel 1978 (tra l’altro in tempi record…come suggerisce il titolo) e successivamente rimasterizzato nel 1997 e nel 2012 da Sony Music. Composto originariamente da 9 tracce con altre due aggiunte nel remaster è l’album che ha saputo contenere le stesse linee di successo di Calling Card del 1976 (altro capolavoro prodotto da Roger Glover ma più sperimentale ) e Irish Tour del 1977, complice anche il ritorno al power trio degli inizi, Gerry McAvoy al basso e Tedd Mc Kenna alla batteria. Rispettando sempre il suo credo musicale nell’intero lavoro l’irlandese ci delizia in apertura con “Shin Kicker” un rock’n’roll per perfetti biker con le stesse sonorità avvertite anche in “Cruise on Out”, mentre “Cloak and Dagger” e“Brute Force and Ignorance” sono classici e robusti rock-blues dove in quest’ultimo il musicista suona anche il mandolino. Ottimamente composto invece il blues melodico on the road “Overnight Bag”, brano a dir poco stupendo che ho sempre apprezzato tra i soft di Gallagher. Sfaccettature southern nel discreto “The Mississippi Sheiks” come i migliori ZZ Top & Co che si rispettino e decisamente country-boogie anche “The Last of the Independents” dove pare che nel testo si narri un evento non ben definito capitato proprio al chitarrista da “ultimo degli indipendenti musicali”, sicuramente un fatto di cronaca di cui non sono a conoscenza. Ma l’energica e brillante Shadow Play che rappresenta uno dei cavalli di battaglia dei suoi live, un deciso hard rock suonato sempre con la sua fedelissima Stratocaster del ‘61, vale da sola mezzo acquisto dell’intero album. La ballata blues “Fuel to the Fire” che conclude l’album sembra destinata al ricordo di Hendrix. Lo stesso Jimi che alla domanda postagli da un giornalista – Cosa ne pensa a essere giudicato il più grande chitarrista vivente? – rispose – Non lo so ma chiedetelo a Rory Gallagher – la dice lunga su quanta stima e considerazione ci fosse nei confronti dell’irlandese. Nella riedizione del 2012 il veloce hard rock di “Early Warning” e il ritorno al southern di “Juke Box Annie” concludono la piccola opera.
Subito dopo la fine del British Boom con la sua band tutta irlandese, i Taste, infiammava le serate al club londinese Marquee con un blues mai scontato e sempre imprevedibile. Rocker umile, popolare, fedele alla sua immagine proletaria e vestito come i suoi fan, Rory ha probabilmente temuto la celebrità facendo sempre un passo indietro quando si trattava di licenziare singoli che gli avrebbero dato una certa fama. Non è mai sceso a compromessi e ne sanno soprattutto qualcosa i suoi discografici. Con l’avvento del punk e successivamente dei personaggi di plastica di MTV Rory si trovò indifeso e senza armi per combattere. Mettiamoci anche una certa propensione alla bevuta, specie alla Guinness nera e il fisico di Rory dà i primi segni di affaticamento. Con depressione e insonnia comincia l’abuso di pasticche, tranquillanti e soprattutto paracetamolo, mangiato come caramelle, pensando che faccia passare tutto…e invece gli fotte il fegato. Dopo il trapianto dello stesso, peraltro ben riuscito, a seguito di un infezione post operazione muore a soli 47 anni il 14 Giugno del 1995. Tutte le TV nazionali irlandesi interrompono la programmazione ( inclusa la BBC) per trasmettere il suo funerale.
Photo-Finish, se non il migliore per alcuni fan, testimonia uno dei pregevoli lavori dell’epoca rock di quel periodo e merita per questo un posto nella propria collezione musicale.

Buon ascolto.

 

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Sono nato in Puglia ma vivo in Piemonte da oltre vent’anni. Ho iniziato a 13 anni ad ascoltare Beatles e Rolling Stones, fino ad apprezzare in pochissimo tempo artisti come Little Feat, Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Creedence CR, Ten Years After, Pink Floyd,Canned Heat. Mi divertivo facendo il disk jockey con dance, tecno music e progressive sound. Ho sempre amato il genere blues e le sue infinite sfumature, da quelle “soft” a quelle più “hard”. Il mio album preferito? The dark side of the moon. La mia cura per il mal di testa? Led Zeppelin. La mia pietra miliare? Free Bird dei Lynyrd. Il gruppo più sottovalutato? Ten Years After di sicuro… Il gruppo più sopravvalutato? I Queen senza alcun dubbio. Gli album rock più inutili? Molti, Frank Zappa, poteva risparmiarseli… Il chitarrista più raccomandato? Slash. Il chitarrista più sfortunato? Stevie Ray Vaughan. Bene con questa sintesi credo di essermi presentato a dovere!