System Of A Down “System of a down” (1998)

System Of A Down “System of a down” (1998)

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System Of A Down
“System of a down”, 1998 (American Recordings)
Rock, Alternative metal

di Paolo Patria

Dal debutto a un film-documentario per una musica capace di esprimere il dolore e la rabbia di un genocidio. O forse persino di un secolo di genocidi, compiuti nonostante le illusioni su cultura e progresso. Le canzoni dei System of a Down, discendenti da sopravvissuti al genocidio degli armeni (un milione e mezzo di morti), usano note molto diverse da certe colonne sonore malinconiche o consolatorie di film sulla Shoah.
Musica comunque non facile da definire quella di Serj Tankian e Daron Malakian, Shavo Odadjian e John Dolmayan. Forse la chiave meno scorretta per approcciarla è ‘progressive metal’, scritta con tante virgolette e sottolineando l’uso di passaggi nu metal, alternative rock e persino sonorità tradizionali armene. Nei brani del gruppo convivono stili diversi perfettamente riuniti dalla vocalità trascinante di Tankian, dalla ricca musicalità di Malakian (anche cantante) e dalla dirompente base ritmica di Dolmaya e Odadjan.
L’esordio è del 1998, l’album ha il loro nome (‘System of a down’) e il brano ‘P.L.U.C.K.’ è un manifesto. Le parole le cui iniziali compongono il titolo possono essere tradotte come ‘politicamente bugiardi, sacrileghi, assassini vigliacchi’. E’ un canto di rabbia sul genocidio armeno: <Took all the children and then we died / (Never want to see you around) / The few that remained were never found> (<Presero tutti i bambini e allora noi morimmo / (non hanno mai voluto vedervi intorno) / I pochi che rimasero non furono più ritrovati>). Ci sono brani sul fanatismo religioso (‘Suite-Pee’), ‘Soil’ sulla crudeltà presente nell’uomo (<Tu non capisci che il male vive nella pelle>) e ‘War?’ (<Noi combatteremo i pagani>).
L’album del 1998 apre la strada ad altri quattro dischi e sfocerà in un film documentario. ‘Screamers’ esce nel 2007 con la regia di Carla Garapedian, le canzoni e la tournèe dei System of a Down si intrecciano a testimonianze e racconti. In prevalenza si tratta del genocidio armeno, ma è un filo straziante che passa agli Ebrei, ai Tutsi, al Darfur, Cambogia, Bosnia … Quello degli armeni è anche il genocidio negato, ancora oggi la propaganda turca rifiuta di confessare i propri crimini. Dopo la visione di ‘Screamers’ è difficile credere che la Shoah, in forme e modi diversi, non possa ripetersi. Basta guardarsi attorno.
Nel documentario troviamo ‘P.L.U.C.K.’, ‘War?’ e ‘Spiders’ dal primo disco, oltre a brani dagli altri album che in sette anni hanno segnato la carriera di questa band che di fatto non produce nuovi long playing dal 2005, con l’eccezione di un paio di canzoni uscite pochi anni fa per sostenere gli armeni perseguitati della Repubblica dell’Artsakh.

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Nato nel 1961, infanzia con Canzonissima, adolescenza con Pink Floyd e Genesis, anni finali del liceo con Radio Base. Dopo un lungo periodo di ascolto di musica a corrente alternata, sente se stesso dire che quella di una volta era migliore. Ne resta così sconcertato da avviare il tentativo disperato di recuperare i capolavori che certo devono esserci nei decenni più recenti. Riemerge da questa immersione con l’opera completa dei Radiohead, una sana passione per i Rem e vari innamoramenti, dai Sigur Ros agli Awolnation, dai Coldplay agli Arcade Fire fino una raffica di singole canzoni di disparati interpreti, confermando il caos dei suoi gusti. L’esperienza con Radio Base, vissuta negli anni d’oro delle antenne libere, è stata talmente entusiasmante che non resiste al richiamo della web radio. Intanto lavora come giornalista al Resto del Carlino di Reggio Emilia, è appassionato di storia mantovana e romana, dei tempi di Radiobase gli è rimasta l’appartenenza al Collettivo Duedicoppe, al cinema si commuove vedendo Jodorowsky’s Dune e Titane e non capisce bene perché.