Furti d’arte: tenere gli occhi aperti non é peccato

Furti d’arte: tenere gli occhi aperti non é peccato

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Buon giovedì osservante

Se vi capita di vedere un crocifisso di due metri di altezza, trasportato su un furgone, sia che siate agnostici, sia che siate non credenti, sia che siate praticanti, date un colpo di telefono al parroco per verificare se é normale che un bene della chiesa (con la c minuscola) se ne stia andando via ad opera di solerti trasportatori.

Se i parrocchiani/cittadini di Bondeno di Gonzaga e quelli di Quistello, avessero fatto una telefonata, forse non staremmo parlando di sparizione del coro ligneo del 600, per fortuna ritrovato, anche se smontato e nemmeno staremmo parlando della sparizione di un crocifisso, sempre ligneo, della bella misura di due metri di altezza, di una cornice dorata, della statua della Madonna bambina, della reliquia di S. Bartolomeo, e di altre cose sparite dalla chiesa terremotata di Quistello e chiusa con lucchetti, facilmente forzabili.

Per quel che ne so, il custode della chiesa é il Parroco a cui sono affidati sia il bene delle anime che i beni custoditi nella o nelle chiese a lui assegnate, ma senza gli occhi attenti e vigili della comunità, poco può fare.

Purtroppo, il timore di “disturbare” con una telefonata di verifica, permette a solerti ladri di trafugare, smontare, smembrare opere d’arte appartenenti non al prete di turno, ma a tutta la comunità.

Svegliarsi e tenere aperti gli occhi, non é un peccato.

A risentirci, o a rileggerci, alla prossima occasione. Grazie

@robertostorti

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